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Thalis Benedetta della Placca

Nakahi

Città westmarch di Vastria

Tank

tank di supporto

Respiro profondamente, cercando di calmare il tremito delle mani. Davanti a me, un piccolo foglio con i dettagli della missione, fissato al muro di una taverna rumorosa a Nakahi. Il brusio delle persone mi arriva ovattato, quasi come un’eco lontana. Non è la prima volta che affronto un incarico pericoloso, eppure ogni volta c’è quella stessa sensazione di vuoto allo stomaco, quel nodo che mi stringe il petto. Ma poi guardo verso l’armatura che porto addosso, quella placca graffiata e resistente che sembra avermi protetto mille volte più di quanto io abbia protetto me stessa. E ricordo.
Ricordo Lingra, il caos, le urla, le fiamme che divoravano la mia casa. Ricordo le frecce che passavano a pochi centimetri dal mio volto, i muri che crollavano lasciandomi miracolosamente illesa. Perché proprio io? Perché non Lyara, che ora soffre quel dolore silenzioso che non riesco a lenire? Perché non mia madre, che ha perso tutto tranne me e mia sorella? E poi ricordo quella vecchia armatura, trovata per caso tra le macerie. Era troppo grande per me, troppo pesante, eppure mi ci infilai lo stesso. E mi salvò. Non ho mai saputo perché, ma da quel momento la mia vita è sembrata un lungo susseguirsi di miracoli.
“La Benedetta della Placca,” mi chiamano. Una leggenda, dicono. Una superstizione. Io so che è solo fortuna. Fortuna e una determinazione che mi spinge avanti anche quando il cuore vorrebbe fermarsi. Non posso permettermi di crollare, non con Lyara che aspetta. La sua malattia peggiora ogni giorno, e ogni moneta guadagnata con queste missioni la avvicina a una speranza di guarigione. Non è abbastanza, lo so, ma devo provarci. Devo credere che qualcosa, o qualcuno, mi abbia protetto per uno scopo.
Stringo il foglio tra le dita e inspiro di nuovo. Non posso mostrare esitazione. Non qui. Nakahi non è un posto per i deboli, e io devo dimostrare di essere forte, anche se dentro sono ancora la ragazza spaventata di Lingra. Sistemo il cinturone e sollevo lo sguardo. Non importa cosa mi aspetti là fuori: l’armatura tiene, la fortuna regge, e io sono ancora in piedi.
Lyara mi aspetta. Non posso deluderla.

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